Presentazione
Cos'è il temporale? Qualcosa di funesto che arriva e distrugge tutto sul suo cammino? Un'intera borgata vede una squadra di dieci soldati tedeschi che sta salendo la collina. Su un davanzale, in un bicchiere c'è una pratolina. I temporali fanno così: arrivano e tu puoi solo lasciarli passare. Ma non fanno solo i danni, fanno l'acqua anche; i fiori, le pratoline sono sempre belle dopo il temporale.
É l'estate del 1943. Una famiglia è alle prese con i grandi e i piccoli cambiamenti che hanno segnato più' di una generazione. Col figlio maggiore in Russia e la moglie che manca da anni, Tiglio si è irrigidito intorno al lavoro e anche un solo sorriso rivolto ai figli che gli sono rimasti rischia di farlo spezzare.
Renzo ed Enrico, i gemelli, che poi gemelli non sono, sono un tornado di giovinezza. Hanno il sangue caldo dei diciott'anni e quelle idee morali assolute di chi non si rende ancora conto che ha molto da perdere.
Sole, unica femmina della casa, conosce il suo posto, la cucina, e uscirne mette una paura del diavolo.
E poi in paese succede qualcosa. La notizia vola veloce da ogni lingua, striscia fra i vicoli e si inerpica fino alle colline intorno, c'è chi lo grida nella piazza e chi appena lo sussurra: Il Duce è caduto.
Che cos'è il temporale?
É una ragazzo che si avvicina appena dopo la messa col cappello stretto in mano e una pratolina da regalare, una signora che parla con gli spiriti, una pesca non regalata, una donna che canta alla sua capra, un capitano tedesco dall'animo gentile, una catena che scotta fra le mani.
Un'intera borgata vede una squadra di dieci soldati tedeschi che sta salendo la collina. Ma a distanza di anni ci si ricorda della pratolina, che messa in un bicchiere ha continuato a crescere.
Il temporale forte
di Alice Bignone
con Alice Bignone ed Ermanno Rovella, regia di Ermanno Rovella,
produzione Compagnia Salz
Lo spettacolo è inserito progetto Teatro nei Rifugi, patrocinato da Fondazione Nuto Revelli, Ente Parco Alpi Marittime, Associazione Gestori Rifugi Piemonte, che ha coinvolto oltre 40 rifugi tra Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia e Toscana fra il 2019 e il 2022. E' inoltre presentato dall'Associazione Europea Liberation Route per la memoria della Seconda Guerra Mondiale. Nel 2023 è in scena al Teatro Spazio Tertulliano di Milano
Progetto
L'ideologia è per chi non ha fame. Il temporale forte vuole essere un'assoluzione per tutti quelli che non hanno avuto la forza o la possibilità di scegliere una parte, per tutti quelli che si sono vergognati di non avere il nonno partigiano, per tutti quelli che hanno capito cos'era la famiglia ma non cos'era l'Italia. Il temporale forte è quello che può distruggere il raccolto, contro cui si può solo pregare e che bisogna lasciare passare. É anche il modo in cui è stata vissuta la guerra di liberazione da una buona parte delle nostre famiglie.
Togliere lo scontro fra Partigiani e Fascisti dal terreno ideologico vuol dire restituire alle scelte il fattore umano.
Lo spettacolo attraversa la storia di una famiglia di contadini alle prese con un cambiamento storico che si muove intorno a loro e nonostante loro e racconta il tentativo di non esserne travolti: Tiglio, il padre, appartiene a un mondo in cui l'umile deve tenere la testa china, Gidio, il figlio grande, è volontario in Russia, di lui arrivano le cartoline, Renzo e Enrico, i gemelli, hanno il sangue caldo dei vent'anni e visioni diverse: uno sente il dovere di non mettere in pericolo la famiglia ma salirà al monte dopo l'assassinio del suo amico, l'altro è infervorato dai racconti dei ribelli ma alla partenza del fratello si unisce ai repubblichini per garantire uno stipendio, Sole, unica sorella, lava la camicia del partigiano e quella del repubblichino con lo stesso sapone mentre vede la casa svuotarsi.
Lo spettacolo vede dialogare Tiglio e Sole in monologhi di narrazione che a tratti si distanziano, a tratti si intrecciano, talvolta diventando veri e propri dialoghi. La lingua è un Italiano imbastardito dai dialetti del centro e del nord, frutto di una ricerca linguistica che sposa la tradizione del grammelot alla frammentazione storica della lingua italiana.
Note di Regia
A differenza dei precedenti
capitoli della Trilogia delle voci povere
(“Lidia- storia
di una masca” e “Filio dello
Spedale”), dove l'intento della regia è stato quello di creare una
struttura che accompagnasse il lavoro
attorale senza interventi massicci, ne “Il temporale forte” la regia si
fonde con la struttura narrativa in modo assai piu' complesso, articolandosi in una forma ibrida fra teatro di narrazione (in una versione
primordiale che ricorda
la formula della veglia nelle
stalle e nei cortili) e dialogo dove le contaminazioni di linguaggio sonore e
di illuminazione svolgono un ruolo fondamentale.
Il suono non è solo accompagnameto musicale ma è veicolo di azione e porta mutamenti significativi in seno ai personaggi che intergiscono con esso: una nenia, una preghiera, un canto sono espressione o motore dell'azione dei personaggi.
In scena sono gli stessi attori e ancora di più' i personaggi a modificare l'illuminazione, grazie al posizionamento della tecnica sul palco.
La scelta di affidare la tecnica ai personaggi deriva da un'analisi del testo di partenza, dove risulta chiara come motore narrativo l'urgenza di gestire la casa, la famiglia e la sopravvivenza; la luce e la sua gestione diventa quindi azione e metafora di quello che è controllabile, agibile, al contrario del temporale. Se da una parte quindi la luce dialoga con l'azione volitiva del personaggio, dall'altra la musica dialoga con il mondo esterno che non è arrestabile né talvolta leggibile, come quei suoni che si infilano nella cucina di casa nonostante la porta chiusa o, appunto, come il tuono di un temporale.
Ermanno Rovella
Note di drammaturgia
Il testo nasce da uno studio approfondito di vari testi, letterari e non, che raccontano il ventennio fascista o parte di esso (Calvino, Pavese, Revelli, Cazzullo, Levi) e dalla raccolta, non meno importante, di numerose testimonianze, carteggi e memorie private. La maggior parte delle memorie raccolte appartengono a persone semianalfabete o analfabete e la scelta è stata quella di non correggerne la lingua ma, anzi, assorbirla ed abbracciarla. Portando avanti il lavoro linguistico di ibridazione tra la lingua italiana ed i dialetti, cruciale per raccontare un'italia contadina, il testo del temporale forte mantiene la costruzione linguistica profondamente ricca di immagini tipica del dialetto e del racconto di chi altro che il dialetto non possiede, scoprendola una lingua, vista la sua oralità, ideale per la narrazione. La scelta di mantenere una forma non istruita di linguaggio è mantenuta anche nella scrittura del testo, povero di interpunzione e fantasioso nell'ortografia.
Lo studio per il temporale forte appoggia sull'archetipo di Eteocle e Polinice, più' precisamente sul testo di Sette contro Tebe, per poi evolversi e distaccarsi dal punto di partenza, nutrito e cambiato dalle numerose memorie raccolte.
La narrazione, portata da padre e figlia, figure non attive nella nascente guerra di liberazione, ribadisce la volontà di non passare attraverso l'epica partigiana conosciuta ma di recuperare voci piu' piccole e marginali, impedendo un racconto ideologico: la scelta del monologo impuro, delle due voci narranti intrecciate e distanti, è dovuta tanto alla necessità di raccontare un passaggio di testimone tra due generazioni che saranno due Italie diverse quanto a far emergere l'inadeguatezza di Sole prima, di tutta una generazione di donne che sarà la guerra ad autorizzare, volenti o nolenti, ad uscire dalle proprie cucine, e l'inadeguatezza di Tiglio poi, figlio di un mondo dove la politica non riguarda il popolo dei contadini e completamente impreparato allo slancio che a quel popolo viene richiesto.
Alice Bignone