GINO RAPA - CIME DI RAPA

ORMEA, piazza NANI - Sabato 5 agosto ore 17

Dopo il successo dello scorso anno con “Testa di Rapa”, l’albenganese Gino Rapa torna in libreria con “Cime di Rapa”, ancora un manuale di curiosità sulla lingua italiana che parliamo, ma non sempre conosciamo.

E se l’anno scorso il libro aveva trovato una madrina d’eccezione in Fiorella Mannoia, questa volta la prefazione è a cura di Roberto Vecchioni.

“E’ stata per me una sorpresa – confessa l’autore – e un regalo davvero grande. Conosco da anni il professore, so che ha letto il mio ‘Testa di Rapa’ e che gli è piaciuto, ma mai mi sarei aspettato la sua prefazione a questa mia seconda opera. Soprattutto perché Vecchioni è per me il più grande giocoliere di parole che io abbia conosciuto. Ne sono davvero onorato e orgoglioso”.

E circa il titolo, l’ex professore ingauno spiega: “Volevo un titolo che richiamasse il precedente ‘Testa di Rapa’ e che mi permettesse di ironizzare sul mio cognome. E poi le cime di rapa sono qualcosa di semplice e di gustoso, come vorrei che fosse per i lettori quest’opera. Del resto io provengo da una famiglia contadina e le radici rimangono. Aggiungo, immodestamente, che ‘cima’ si dice anche di una persona esperta, capace, preparata e perciò ‘Cime di Rapa’ mi è parso perfetto”.

Gino Rapa, Albenganese professore in pensione, di latino e greco, ha trascorso a Ormea tanti estati della sua giovinezza Poliedrico autore di testi, racconti, canzoni. Impegnato nel sociale e nella solidarietà. Tra le tante attività ha istituito il premio Faber, in ricordo e omaggio a De André. Vive con un gatto e nove tartarughe.


Presentato a ORMEA nel 2022

Il libro è nato dal successo di una fortunata rubrica tenuta su Facebook e in radio da Gino Rapa, il “vecchio insegnante di latino e greco”, come l’autore è abituato a definirsi. Laureato in lettere classiche e autore di poesie, racconti, testi per canzoni e lavori teatrali, tra cui il più noto è sicuramente Nome:Fabrizio Cognome:De André, Gino Rapa è anche impegnato nel sociale e nella solidarietà e ha ideato infatti, a scopo benefico, due manifestazioni che in poco tempo hanno ottenuto risonanza nazionale: il Premio Fionda di legno e Ottobre De André. Il primo è un riconoscimento che ogni anno Antonio Ricci consegna a chi nella vita ha tirato buone fiondate contro i soprusi e le violenze e in difesa di chi spesso non ha voce. Ottobre De André è invece una festa, amatissima dalla gente, suggestiva e gioiosa nel ricordo di Faber, con il patrocinio della Fondazione De André e di Viadelcampo29rosso e con la presenza amichevole di Dori Ghezzi, a sostegno della Comunità di Don Gallo.

Il suo nuovo libro dal titolo chiaramente autoironico è una sorta di gioco di parole di uso quotidiano, non un saggio o un trattato linguistico.
“Lo scopo -precisa l’autore- è quello di stimolare la curiosità del lettore, sorprendendolo con etimologie insolite, presentandogli l’origine sconosciuta di tanti modi di dire, ricordandogli che le fondamenta dell’italiano che oggi parliamo poggiano saldamente sul latino e sul greco, lingue troppo frettolosamente dichiarate morte”. Nella prefazione Fiorella Mannoia, una delle numerose “allieve virtuali” dell’autore, scrive: “Quelle di Gino non sono soltanto spiegazioni, sono dei veri e propri viaggi. Le parole o anche i semplici modi di dire del nostro lessico abituale, grazie a lui, non sono più solo vocaboli o frasi, ma scrigni delle meraviglie, che racchiudono storie, racconti, significati sconosciuti e spesso impensati. Viaggi, appunto”.