ORMEA, piazza Angelo Nani, venerdì 12 luglio 2024 - ore 17


Di lune e di falò

ORMEA, piazza Angelo Nani, venerdì 12 luglio 2024 - ore 17


È possibile fornire un’interpretazione antropologica del romanzo La luna e i falò di Cesare Pavese? Se ampia è la critica letteraria dell’opera pavesiana, parziale è lo sguardo antropologico. Lo scopo di questa ricerca è quello di sostenere che l’ultimo romanzo di Pavese è l’autobiografia dell’addio. La luna e i falò è lo specchio romanzato della sua storia di vita, metaforico testamento poetico, scientifico ed esistenziale che contiene e spiega le ragioni della maturata morte. Cesare Pavese vive a cavaliere tra le affettive native colline di Langa della tradizione e la strumentale città della complessità sociale. Il romanzo è l’inesausto tentativo di riappaesarsi alle colline delle giovanili radici perdute nel rumore del conoscere e dell’interpretare le spaesate strade del mondo. Una trasparente, approfondita ricerca del paese, della condizione contadina, delle tradizioni che narrano il suo ritorno in collina, volto ad acquisire una coscienza attiva della comunità. Commutatore sociale e culturale dell’esistenza dello scrittore tra la campagna e la città è l’amico Pinolo Scaglione, il falegname del Salto, il Nuto de La luna e i falò, mentore, mediatore, contadino solco diritto che porta Pavese per mano a scoprire e a riscoprire i miti e i riti della Langa del Belbo. Il tentativo dello scrittore di scollinare verso la terra delle origini per recuperarne le radici, per costruirsi una memoria di paese che gli permetta di sopravvivere a qualche “giro di stagione”, è un doloroso viaggio verso la drammatica impossibilità di costruire una memoria che lo appaesi, che lo faccia sentire parte sostantiva della comunità.


Miti, riti, cibi della montagna occitana

ORMEA, piazza Angelo Nani, venerdì 12 luglio 2024 - ore 17

Davide Porporato è docente di Etnologia all’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”.
Ha lavorato alla creazione di archivi informatici multimediali finalizzati alla gestione del patrimonio etnoantropologico.
In questo ambito è responsabile scientifico, con Piercarlo Grimaldi, dei “Granai della Memoria” (www.granaidellamemoria.it).
Tra le pubblicazioni recenti: Sentieri della memoria. Studi offerti a Piercarlo Grimaldi in occasione del LXX compleanno, (Slow Food, 2015; di cui è curatore con Gianpaolo Fassino), I santi della transumanza in Valsesia: una lettura etnografica (Gallo edizioni, 2015), Il cibo rituale nelle valli occitane (Slow Food, 2016).

Il volume espone i risultati di una lunga ricerca sulle montagne occitane del Piemonte e, in particolare, sulle valli del Cuneese. Il terreno oggetto d'indagine si trova nelle Alpi Marittime e Cozie, una porzione dell'arco alpino che per i suoi requisiti morfologico-territoriali, economici e sociali è in buona parte compresa nelle cosiddette aree interne: territori nei quali una percentuale rilevante della popolazione ha difficoltà ad accedere ai servizi essenziali di cittadinanza. Sono vallate che fanno parte dell'"Italia vuota", territori caratterizzati da un lungo inverno demografico che, nei contesti alpini, si fa sovente acuto e critico. I temi oggetto del libro sono essenzialmente tre: miti, riti e cibi, tre ambiti classici dell'analisi etnoantropologica che sembravano necessitare di una nuova rilettura culturale nel contesto specifico del territorio indagato. Fra le molte mitologie che popolano l'immaginario di queste terre alte si approfondisce quella dell'orso, animale mitico europeo per eccellenza. Per quanto attiene ai riti, si analizza in particolare laBaìo di Sampeyre, una delle più ampie e complesse cerimonie dell'intero arco alpino, seguita con continuità sin dai primi anni Novanta. L'attenzione alle pratiche gastronomiche messe in atto nei contesti cerimoniali delle valli occitane si è concentrata sulla festa di sant'Anna, organizzata dall'omonima badia, che si svolge l'ultima domenica di luglio nella borgata Castellaro di Celle Macra (Cuneo). Si tratta della festa che maggiormente aiuta a comprendere la relazione tra l'istituto della badia e la dimensione materiale e simbolica del cibo nella montagna occitana.