Maurizio Lorenzi e Michele Paolino

Il tempo degli sbirri è un romanzo poliziesco che si ispira a una vicenda realmente accaduta all'inizio degli anni 2000, ovvero una clamorosa evasione di due detenuti “speciali” sottoposti a regime di elevata sorveglianza per via delle loro gesta criminali.

da  Wikipedia
Maurizio Lorenzi

Dopo aver esordito nel 2005 con “Racconti sulla strada” (Sottosopra edizioni, prefazione di Vittorio Feltri), la sua prima raccolta di racconti e storie che traggono spunto dal mondo professionale della Polizia di Stato, nel 2008 si ripete con "A modo mio” (Edizioni Il Molo, prefazione di Savino Pezzotta) e nel 2011 con “Racconti di strada” (Edizioni Ananke), remake delle precedenti opere. Nel 2012 firma il racconto "L'ultima lettera“, prima opera a sfondo giallo che viene inserita nell'antologia di scritti e ricette “Il gusto del Piemonte” (da Conti Editore, introduzione a cura di Bruno Quaranta).

Nel 2013 intraprende il filone dei romanzi polizieschi tratti da storie vere pubblicando "Sbirro Morto Eroe", le verità giudiziarie” (Conti Editore), la ricostruzione del controverso conflitto a fuoco del 6 febbraio 1977 avvenuto al casello autostradale di Dalmine, tra due pattuglie della Polizia Stradale e alcuni membri della banda Vallanzasca in cui persero la vita il Maresciallo Luigi D'Andrea e la Guardia di P.S. Renato Barborini.

Nel 2014 pubblica "Eroi senza nome" (Imprimatur) opera tratta dalle storie di Antonio Montinaro (il caposcorta che proteggeva Giovanni Falcone), Emanuela Loi (appartenente all'apparato scorta del giudice Paolo Borsellino), Claudio Del Moro (poliziotto della Polizia stradale) e i vigili del fuoco impegnati sul campo nel terremoto de L'Aquila nel 2009 e protagonisti del salvataggio di numerose le persone estratte vive dalle macerie, tra cui Eleonora Calesin.

Nel 2016 pubblica "Identikit, il disegnatore di incubi" (Imprimatur), opera ispirata al disegnatore della polizia scientifica italiana autore degli identikit relativi al caso del rapimento del Generale James Lee Dozier preso in ostaggio dalle Brigate Rosse agli inizi degli anni '80, alla strage di Pontevico perpetrata da Ljubisa Vrbanovic detto Manolo, agli attentati dell'ETA nella Milano degli anni '90, al caso della Banda della Uno bianca, alla vicenda di Unabomber che sconvolse il nord-est italiano a cavallo degli anni 2000'.

Nel 2018 pubblica "Il comunicatore" (Imprimatur), thriller poliziesco ispirato alla storia vera di un gruppo di poliziotti specializzati in missioni internazionali ed esperti di rimpatri di pregiudicati stranieri. La vita di provincia, la routine di un ufficio di polizia vengono interrotti da una nuova missione caratterizzata da un evento improvviso che costringe Lorenzo Manzi, uno dei protagonisti, a rivedere tutte le sue convinzioni e a porsi un interrogativo fondamentale: può un poliziotto scegliere consapevolmente di ignorare una verità imprevista?

Nel 2021 pubblica "Il tempo degli sbirri" (Bolis Edizioni), thriller poliziesco ispirato alla storia vera di un'evasione avvenuta da un carcere italiano e che vide protagonisti due detenuti sottoposti ed elevato regime di sorveglianza che riuscirono ad eludere ogni misura di sorveglianza scatenando una frenetica "caccia all'uomo all'italiana".


Michele Paolino è nato nel 1966 in Borgo San Paolo, storico quartiere operaio di Torino, da una famiglia di origine lucana. Padre di tre figli, di cui una in affidamento, laureato in Scienze politiche, è stato per dieci anni presidente di circoscrizione e per nove consigliere comunale della sua città. Giornalista pubblicista, si occupa di comunicazione e di social media. Appassionato di musica d’autore italiana, conduce da alcuni anni una trasmissione dedicata a questo genere musicale su una web radio.




Hanno ucciso Babbo Natale in Borgo San Paolo. Torino, Borgo San Paolo, 23 dicembre. A pochi passi dalla filiale di una banca viene ritrovato il cadavere di un uomo assassinato e vestito da Babbo Natale. Del caso sono incaricati gli ispettori Izzo e Marcari, detti «i Gemelli», che subito si mettono al lavoro, ben presto imitati dalla «banda dei quattro più uno», Frankie, Sergio, Beppe, Enzo e Gino, un gruppo di vecchi amici di mezza età che ogni giorno si ritrova a due passi dal sagrato della chiesa di San Bernardino per commentare le ultime notizie del borgo. La vicenda sembra inspiegabile, ma potrebbe essere legata alla misteriosa rapina avvenuta l’estate precedente proprio nella banca accanto alla quale è stato abbandonato il cadavere. Tra colpi di scena e le trame di una misteriosa organizzazione dell’ultradestra cattolica, le indagini parallele arriveranno a una conclusione inaspettata, rivelando (forse…) il segreto di Tito Visentin.

«I tre Re Magi giunsero verso le dieci di sera con i loro carichi di oro, incenso e mirra, circondati da una serie di figuranti vestiti da soldati romani e con la folla che si accalcava per entrare in chiesa. In quell’istante, un rumore lontano di sirene si sovrappose al tripudio di voci, di canzoni, di esclamazioni in tutte le lingue del mondo che proveniva dalla via pedonale e dal sagrato, fino a farsi sempre più vicino e a rompere quell’incantesimo di festa. Subito dopo, il silenzio piombò come un veleno sul piazzale davanti alla chiesa, imponendosi in quella notte di antivigilia. Come se un maleficio si fosse posato sui tetti di Borgo San Paolo e si fosse sostituito al velo della neve che li ricopriva. In un attimo, tutti si resero conto che da qualche parte nel loro quartiere doveva essere successo qualcosa di grave.»

Hanno ucciso Babbo Natale in Borgo San Paolo è un noir corale, pervaso da uno sguardo inquieto, curioso e solidale insieme, puntato sui piccoli e grandi drammi della realtà urbana che ci circonda e che non siamo più capaci a vedere. Un intreccio insolito, in grado di far respirare al lettore gli ambienti di una Torino diversa, popolare e segreta.