Premio della giuria come miglior poesia In tutte le sezioni: ASSENZA di Nadia Milone.
Sezione metrica
I classificata
Sezione metrica
I classificata
ASSENZA (Nadia Milone)
(Canzone rondò)
Non resta che rivolgere alle stelle
una preghiera, all'ombra di un presente
rimasto senza voce.
Non sa dir ciò che sente
neppure quando corre sottopelle
un brivido veloce,
come un rivo si arrende alla sua foce
per ritrovare un mare innanzi al cuore,
mai frena la sua corsa,
attraverso le ore.
Ed io sospiro "l'amo",
sottovoce,
stretta dentro alla morsa
della sua assenza, ma è lui la risorsa
di luce indispensabile nei giorni,
linfa vitale e senso
del mondo, e dei contorni
ben definiti della via percorsa
lastricata d'immenso.
Poi mi sorprendo a chiedermi il
buonsenso
dove sia, quando bramo una parola,
ome una pioggia estiva,
per ritrovarmi sola:
il vuoto si scurisce, e si fa denso
un sogno alla deriva.
Ma ancora, e come sempre, in me
s'avviva
l'ardore di un intenso sentimento
dal sapore ribelle,
l'eterno giuramento
di un'anima, tenace e combattiva
che il reale divelle.
II classificata
Nel
frattempo viviamo (Marisa Cossu)
(Cit.
Nazario Pardini)
Nel frattempo viviamo;
qui dove soffia forte
il vento dell’amore
e dell’Antico la riva ci rinserra.
Gigli marini imbiancano le dune
sabbiose presso il mare e sfiora l’onda
la grotta della dea: Satyrion dorme
lambita dalla schiuma.
Lo Jonio sfida il tempo senza posa;
sospira il vento dentro una conchiglia
le tue parole immemori del mondo.
Nel frattempo viviamo;
restiamo qui dove tutto si ferma,
lasciamoci ingannare dall’eterno
che il nostro bacio risospinge a riva
e poi allontana nell’antico moto.
III classificata
L'OROLOGGIO AR PINCIO (Gaudenzio Vannozzi)
Si
cchiudo l'occhi ancora l'arisento
l'acqua che a l'orologgio ssciacquettava
e lo fasceva annà, ummido e llento,
come era lento er tempo che ppassava.
Storie e bbuscie, amore e ssentimento.
Chissà ssi la panchina l'ascortava
tutte cuele promesse urlate ar vento.
E intanto, a l'orologgio, l'acqua annava...
Quanta
sce n'è ppassata e ppasserà
a misurallo er tempo de l'amanti.
Era de maggio, e nnoi cuarch'anno fa...
Ma er
Pincio puro oggi è cqua ddavanti!
E' vvero che l'autunno sta a arivà,
ma er ggiallo de le fojje sò ddiamanti.
Pijjamose
st'istanti,
che l'acqua a l'orologgio l'ho ffermata ...
… te porto ar Pincio a fà 'na passeggiata …
Se chiudo gli occhi ancora la sento
l'acqua che rumoreggiava all'orologio
e lo faceva funzionare , umido e lento,
come era lento il tempo che passava.
Storie e bugie, amore e sentimento.
Chissà se la panchina
l'ascoltava
tutte quelle promesse urlate al vento.
E intanto, all'orologio, l'acqua andava.
Quanta ne è passata e passerà
per misurare il tempo degli amanti.
Era maggio, e noi qualche anno fa …
Ma il Pincio anche oggi è qui davanti!
E' vero sta arrivando l'autunno
ma il giallo delle foglie sono diamanti.
Prendiamoci questi istanti
che ho fermato l'acqua dell'orologio …
… ti porto al Pincio a fare una passeggiata …
NOTA
A Roma nel parco di Villa Borghese, accanto alla terrazza panoramica del Pincio, c'è un orologio con meccanica idraulica, ad acqua.
Questo posto è storicamente un punto di incontro per gli innamorati.
Sezione versi liberi
I classificata
Sezione versi liberi
I classificata
La giostra degli abbracci (Monica Schiaffini)
Inseguo lembi ferroviari,
grigiori d’asfalto
in corsa scomparire.
Ed è tutto un lasciare
d’ulivi protesi,
di fasce brunite,
di squarci marini
da scogli assolati,
sentieri in declivio
su rive di sale,
limoni e ginestre,
aromi ai balconi.
Abbandono
l’aspra dolcezza
della mia terra,
fazzoletti in costa,
scampoli sottili
di vigneti e sudore
per umili rese gloriose.
Poi d’un battito,
fra cornici marmoree,
s’aprono ridenti
le tue dolci colline,
orizzonti infiniti
di verde e di cielo,
spazi dischiusi
a morbidezza nuova,
aree sopite
di profumate zolle,
di grano in crescita,
di greggi pascenti.
Culle di piccole vite
si svelano timide
fra alberi increspati di
rami,
lungo i cigli erbosi dei
canali.
Cipressi in processione
lenti profilanoisolat
i casali,
che affiorano
da ondeggianti declivi
a squarciare vastità
d’aratura,
per tingere gli spazi
di chiazze sanguigne.
Il treno s’arresta alla
fine del viaggio.
Ecco i tuoi occhi.
Da qui solo la giostra
degli abbracci.
II classificata
NINNA NANNA BLU DI NEVE (Sualen Riccardi)
Aspettami
d’inverno e sognami
nel
sonno che è oblio di mare
E
veglia attonita, miraggio
Filo
sciolto da riannodare.
Aspettami
d’inverno cullata
dal
canto blu ch’agita questa notte
e
le reti, tra canti di sirene
e
le bianche scie delle rotte.
Tornerò
e il sole sarà lieve.
Sarò
ebbro di luce e di neve.
Avrò
addosso cento bufere e
tutte
le stelle delle tue sere.
III classificata
Un inno d’amore (Osvaldo Crotti)
Arriverò
da te senza fare rumore.
Sfoglierò il diario dei tuoi trascorsi
e coglierò le gemme più preziose,
dallo scrigno che racchiude quelle
emozioni, per cui vivi le tue ragioni.
Mi addormenterò al fuoco del tuo ardore.
Poi scandirò delle frasi che faranno
sussultare di ogni bene il tuo cuore.
Ma ora prendimi le mani e stringile al
petto,
finché ogni tuo battito non vada perso
e donami per sempre la luce dei tuoi
occhi,
ogni volta più splendente, ogni volta
più ricca dell’acqua della sorgente.
Allora le mie labbra, sfioreranno
i tuoi sentimenti e del mio orgoglio
te ne farò dono. Quando tutto giungerà
al termine, ti intonerò una canzone
di parole esposte al sole,
mentre lascerò cadere una goccia
di sangue sulla tua pelle, che con
il passar del tempo, ogni ruga ed ogni
felice momento trascorso tra noi,
assorbirà.
Sezione UNDER 18 (individuale)
I classificata
Savannah (Matteo Prucca)
ı.
Luglio d'un’infanzia fra i granitici
denti dei monti, e s'apriva il Sole
dei sogni più sperati. La terra secca
sapeva di fuoco ed io, inquieto, facevo
del vuoto miti e città di fantasia…
Tu c'eri, stupida, che attendevi ma
non lo davi a vedere, ninfa silvestre e
riservata. Voltate le guance a lentiggini,
le ritraevi sotto le ombre dei peri.
- Non voglio giocare con te, bambino.
ıı.
Savannah, stralcio di passate età, ti nascondevi
eppur cercavi attenzioni, fra le pietre
mature di muschio verdiccio, dietro
la fontana: l'acqua argentea ti sfiorava.
E io cercavo,
cercavo i tuoi nudi capelli castani, il tuo
profumo di Estate. Zeffiro mi avvolgeva,
tra i soffi del vento del Sud che sussurrava
di parole scherzose, negli spifferi dei rami.
- Ancora mi cerchi?
ııı.
Alla fine ti decidevi; giocavamo a chi
per primo avrebbe toccato il traguardo. Un
finale rincorso, miraggio di felicità.
Nell'aria impolverata, la patina del ricordo
mi indica ancora le tue giornate, quando a mo'
di bambini della campagna ignari, non
sapevamo del Padre Tempo. Ma cos’è
alla fine questo Tempo? Questo presente
nella prigionia di una mente dissepolta…
- Dai resta fino a cena! Di sera è più fresco.
ıv.
Eravamo noi quelle ombre, Savannah.
Per quei campi d'erba fiorita e grano,
passavamo alla rassegna i desideri futuri, e
i capolinea da illusi, tutto una menzogna,
che insieme costruivamo sulla Speranza.
Cosa è stato del nostro mondo? Dove sei,
sto cercandoti. Ti prego, se torni sappi:
io, caro Passato, aspetto là, al solito posto,
presso a quel logoro paese da spettri.
- Cosa vuoi essere tu da grande?
v.
Ma Savannah, ti sei scordata che quel lunedì
dovevamo vederci? Ad agosto, in fondo,
io non dovevo nulla: né odio, né
amore, né niente di niente. Con le ali d'angelo
nero ripiegate e prossime a sciogliersi in
volo, stava inquietamente posata la merla.
Un biglietto consunto, scritto con inchiostro
deciso, incideva nel mio spirito i grafemi
dei tuoi occhiacci.
- Sta sera. Davanti al cancello. Ore 9.
vı.
Troppo presto, troppo in fretta…
Muta si faceva la sera, con la Luna d'una
luminosa freddezza, seccava la
strada e pareva celare una malinconia. L’
ombra pallida, eccola, di te, Savannah.
Dovevi partire.
Per che cosa poi? Barcollavo smarrito,
fatuo capitano di vascello in balia d'un turbato
animo, dietro le stelle guide svanite.
- È la vita, e anche tu dovresti capire.
vıı.
Non morirà con te l'incanto di quell'età;
con te, quelle notti insonni a scherzare, quei
giorni vissuti d'un solo secondo. Che incubo è il
risveglio? Non ne voglio sapere. No, Savannah:
io scelgo di vederti ancora là, a sbirciare, alzando
le stecche della tapparella sbilenca, la tua
notte dei tempi perduti. Quegli astri stessi sono,
che a lungo solcavi in cerca di risposte del fato.
-
Poeta cosa vuoi? Parli ancora ai fantasmi?
Sezione UNDER 18 (gruppi scolastici)
Nota: La giuria ha ritenuto di non poter definire una graduatoria tra le opere dei diversi gruppi scolastici vista la differenza di età e di livello scolastico. Ha pertanto deciso di premiare tutte le composizioni presentate apprezzandone non solo il grande impegno ma anche i risultati raggiunti.